Dani Alves e il Siviglia si ritrovano dopo otto anni. La scelta di lasciare una squadra come il Barcellona non è stata semplice, Dani ha preso la sua decisione consapevole della sfida importante che lo aspetta, per mettersi alla prova in nuova squadra e in un nuovo campionato, con l’obiettivo dichiarato vincere la Champions, naturalmente. Si tratta del debutto assoluto per questa nuova rete del Biscione, che ha acquistato le frequenze della vecchia Tele Capri. Arriva dunque la settima vittoria in Eurolega per il Real, ancora imbattuto e in testa alla classifica, anche se quest’oggi ha mostrato qualche difficoltà di troppo nella gestione del ritmo. Incredibile prova balistica della Stella Rossa sul parquet del Real, con i serbi che conquistano la terza vittoria stagionale (quinta sconfitta, invece per i Blancos) e agganciano il treno composto ora da altre quattro squadre in fondo alla classifica provvisoria. A 2 minuti e 40 secondi dalla fine ci pensa Doncic a riportare in parità le squadre: prima con un 2/2 dalla linea della carità, poi, ancora per impattare nel punteggio, con un jumper che risponde al bel canestro di Feldeine che era valso il provvisorio 79-81. Peccato, per i madrileni, che il rientro sul parquet di Campazzo corrisponda a due falli in sequenza che fruttano 4 liberi per Davidovac (3 realizzati) e che permettono ai serbi di riportarsi a un possesso pieno di vantaggio quando manca 1 minuto e 15 secondi alla fine.
La partita sale di intensità e le due squadre si affidano praticamente solo al tiro pesante, con Jaycee Carroll che si conferma come il più grande tiratore che questa competizione possa ammirare. Ottimo l’impatto del playmaker numero 7 madrileno comunque, che sale a quota 8 punti personali in pochi minuti. Ottimo l’impatto di Zubkov tra gli ospiti che, con la tripla in transizione di Crocker, tornano prepotentemente in corsa e costringono Laso a fermare il match (34-29). Gli ospiti sono decisamente entrati in partita, approfittando di qualche uscita a vuoto del Real, forse già convinto di avere i due punti in pugno. Tantissimi i precedenti da ex per lui durante gli anni al Barcellona, sia in Liga che in Copa del Rey che in Supercoppa di Spagna. È infatti la 20 che Marko ha indossato nei due anni passati alla Dinamo; il giocatore ha voluto mantenere lo stesso numero nella sua nuova avventura nel club da lui definito «uno dei più grandi al mondo». Anche nella conferenza stampa di presentazione per la sua nuova squadra, però, Marko non risparmia le dichiarazioni d’amore per la Dinamo Zagabria. Consapevole che il giorno successivo Marko non sarà più un giocatore della Dinamo Zagabria, l’allenatore Zlatko Kranjčar lo sostituisce all’85° minuto per concedergli la standing ovation che merita.
Lo Swoosh Nike è arrivato grazie a un contratto decennale (scadenza maggio 2024, con opzione per altri due anni) che dovrebbe portare ai giallorossi una cifra vicina ai 50 milioni di euro a seconda anche delle vendite, dei risultati sportivi e dell’eventuale apertura del nuovo stadio. La cessione del brasiliano al Barcellona nel 2008 ancora adesso è l’operazione più brillante mai registrata dal Siviglia, che acquista il giovane talento carioca al costo di 500.000 dal Bahia, squadra brasiliana di seconda divisione, vendendolo poi al Barcellona per 35 milioni di euro. Nell’estate del 2018 passa al Porto per 7 milioni di euro. «Ancora una volta, dal profondo del mio cuore, ringrazio tutti i fan che erano alla partita di ieri contro il Vardar per il loro memorabile addio. Stai cercando un regalo per un fan del Real Madrid? Per la prima volta, a Lione Pjanic si trova confrontato con una realtà più grande e competitiva, molto diversa da quella del Metz, dove l’obiettivo era la salvezza.
Pjanic torna a Lione, cinque anni dopo. Potrei citarti decine di episodi degli ultimi quindici anni … Sì, è vero, la fornitura di materiale tecnico partirà soltanto nel 2015/16 ma le cifre degli accordi e il lignaggio dell’azienda e delle squadre coinvolte fa sì che questi siano i contratti più importanti dei prossimi anni. Gli anni delle giovanili alla Dinamo, tuttavia, non sono esaltanti come i due anni da professionista in prima squadra. Pjanic ha solo 18 anni quando arriva all’OL, nell’estate del 2008, dopo una stagione da wonder kid nella prima squadra del Metz, che si conclude con la retrocessione del club ma permette al giocatore di farsi notare in Ligue 1 e destare l’attenzione di diverse grandi europee. Forse l’unico rimpianto di Pjanic al Lione può essere questo: è arrivato proprio quando la squadra ha smesso di vincere. Pjanic soprattutto come un ex-romanista, ma non bisogna dimenticare che il centrocampista bosniaco ha mosso i primi passi della sua carriera tra Lussemburgo e Francia. Francia dove la combattiva Marine Le Pen scuote le fondamenta della » Republique» con il 25% di voti.
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